GLOBAL STOCKTAKE: UN TIMIDO INIZIO, LA NECESSITÀ DI MAGGIORE IMPEGNO ALLA FINE DELLA PRIMA REVISIONE TECNICA
Si è conclusa ieri ai negoziati intermedi sul clima delle Nazioni Unite la prima sessione di valutazione tecnica del Bilancio Globale (Global Stocktake – GST) delle emissioni di gas serra. Il GST è il processo previsto dall’articolo 14 dell’Accordo di Parigi, per la revisione quinquennale degli impegni presi dalle nazioni aderenti all’accordo per la riduzione delle proprie emissioni climalteranti. Durante queste due settimane i negoziatori si sono riuniti insieme a membri della società civile, inclusi scienziati ed esperti chiamati a supportare la valutazione dei dati sulle emissioni raccolti finora con presentazioni e pareri tecnici sulle loro aree di competenza.
Per la valutazione i negoziatori si sono divisi in tre gruppi di lavoro rispettivamente dedicati a mitigazione, adattamento, e mezzi di implementazione (tecnologie, capacity building, finanza). Essendo questa la prima sessione di valutazione, e in considerazione che non si è mai tentato prima di fare una revisione globale dei dati delle emissioni di gas serra alla base degli impegni di riduzioni delle parti, non esistono modalità precise per condurre questo tipo di analisi. Questo processo tecnico mira, oltre che a facilitare l’aumento dell’ambizione, a creare queste modalità assicurandone l’efficacia. Per questa ragione i coordinatori del processo si sono spesi per assicurare la partecipazione diretta di rappresentanti della società civile, esperti e scienziati, che in molti casi, con la sorpresa di alcuni negoziatori, si sono potuti sedere direttamente ai tavoli di lavoro. La società civile ha richiesto ai coordinatori che questo atteggiamento di apertura continui anche nelle successive fasi della valutazione tecnica, dopo questo primo ciclo ne seguiranno altri due, uno alla COP27 (CMA session 2022) e uno ai negoziati intermedi del 2023 (Subsidiary bodies session 2023).
Fonte: Reference Manual for the Enhanced Transparency Framefacework under the Paris Agreement
La società civile ha anche fatto notare come si sia registrato uno sbilanciamento nella rappresentazione dei partecipanti provenienti tra nord e sud del mondo, soprattutto tra gli scienziati che hanno contribuito con le loro competenze tecniche, sottolineando come avere esperti che lavorano sul campo nelle aree del mondo più colpite dai cambiamenti climatici sia necessario per assicurare che “la migliore scienza a disposizione” (art.14 Paris Agreement) sia integrata nel processo. Sarà interessante vedere come i coordinatori ovvieranno a questo inconveniente, non essendoci modalità stabilite, ma essendo un processo “learning by doing” (approccio pratico di apprendimento) le prossime sessioni potrebbero avere una forma molto diversa.
In aggiunta ai tavoli di lavoro, i coordinatori hanno allocato del tempo per delle conversazioni informali tra i delegati in stile “world cafè”, ovvero un processo di conversazione per la condivisione della conoscenza in cui gruppi di persone discutono un argomento in piccoli gruppi, mantenendo un certo grado di formalità per assicurarsi che tutti abbiano modo di parlare. Sia dai negoziatori che dalla società civile il processo è stato apprezzato, perchè ha permesso maggiore interazione e scambio di informazioni e idee difficili da presentare nella struttura di un tradizionale processo negoziale. Anche questa modalità di lavoro sarà da vedere se diventerà una caratteristica stabile di questo processo.
I lavori tecnici sul Global Stocktake arrivano in un momento in cui i recenti rapporti dell’IPCC hanno chiaramente dimostrato come l’attuale riscaldamento stia già causando violazioni dei diritti umani e danni catastrofici, inclusa una costante perdita di biodiversità insostituibile. Positivo, quindi, che ai tavoli di lavoro sia stato fatto diretto riferimento ai risultati IPCCC e che sia stata sottolineata la necessità di garantire che principi dei diritti umani (equità di genere, diritti delle popolazioni indigene e altri gruppi vulnerabili, tutela delle comunità locali) e considerazioni sulle responsabilità storiche delle emissioni climalteranti informino il processo. È bene sottolineare, però che, gli ultimi due punti sono stati sollevati principalmente dalla società civile, che spera in un maggiore riscontro da parte dei negoziatori nelle prossime sessioni. Altri temi ricorrenti sono stati: il divario tra la complessità delle sfide per l’adattamento tra nord e sud, con riferimenti alla possibili soluzioni, alle barriere nel reperimento delle risorse e nella costruzione delle capacità (capacity buinding). Temi che hanno creato tensione: la creazione di meccanismi finanziari dedicati legata anche alla disponibilità di finanziamenti, e i divari tra nord e sud su adattamento urbano e la transizione globale. Sono state anche riconosciute lacune nella disponibilità di risorse per l’adattamento e, come tale, un’opportunità individuata è l’integrazione della resilienza climatica nell’Overseas Development Aid. Degno di nota è, infine, che si sia indicata come una priorità riconoscimento del ruolo di leadership nel lavoro di mitigazione e adattamento.
Il processo sinora ha avuto un inizio positivo, ma la discussione si è mantenuta generale senza scendere nei dettagli necessari per la definizione di un processo che, data la gravità della crisi climatica, è necessario rendere efficace il prima possibile, ci si augura quindi un’accelerazione dei lavori nelle due prossime sessioni. Permane inoltre il dubbio di come questi risultati verranno utilizzati. Alla fine di ogni sessione di revisione tecnica (Subsidiary bodies session 2022; CMA session 2022; Subsidiary bodies session 2023) verrà sintetizzato un rapporto, i tre rapporti risultati della fase di revisione del GST verranno poi sintetizzati in un rapporto finale, che sarà poi presentato alle parti, potenzialmente, durante degli eventi ministeriali in cui verranno utilizzati per informare delle raccomandazioni per aumentare il livello di ambizione dei 5 anni successivi. La natura, e quindi il peso, di queste raccomandazioni dipenderà da come i risultati del rapporto finale del GST verranno integrati nel processo politico legato all’implementazione dell’Accordo di Parigi, determinandone il livello di efficacia.
L’intervento che durante la plenaria di chiusura del GST ha racchiuso tutta l’urgenza di avere entrare nel dettaglio e risolvere le questioni più spinose legate alla diminuzione delle emissioni gas alteranti è stato rilasciato da Trinidad and Tobago in rappresentanza dell’Alleanza dei piccoli Stati insulari (Alliance of Small Island States – AOSIS):
“(…) Per la prossima sessione vorremmo vedere: (…) maggiore focus su questioni trasversali, il avere un focus tematico è stato un buon punto di partenza, ma dobbiamo iniziare ad approfondire e ampliare le conversazioni (…) per passare dal concettuale al concreto. (…) Dal nostro punto di vista non abbiamo tempo per l’inazione, (…) siamo chiaramente sulla strada per superare i 3 gradi d’aumento delle temperature medie globali, con tutte le conseguenze devastanti che abbiamo appreso e discusso nei giorni scorsi dai recenti rapporti dell’IPCC; con un aumento delle temperature oltre 1.5 gradi verranno superati sempre più limiti per l’adattamento e la conseguenza saranno sempre maggiori perdite ed impatti. Questa triste realtà è la vera questione trasversale con cui tutti dobbiamo confrontarci, nel contesto del GST; (…) abbiamo bisogno di più ambizione in materia di adattamento, mitigazione, attuazione e supporto, compreso il supporto finanziario per affrontare perdite e danni, (…) abbiamo urgente bisogno di una prospettiva trasversale sull’equità , (…) perchè se non cambiamo rotta la nostra stessa esistenza è in gioco. (…)”.
Articolo a cura di Chiara Soletti, Policy Advisor e Coordinatrice sezione Clima e Diritti Umani