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Nov

L’UE MIGLIORA IL PROPRIO NDC, MA NON BASTA

Nella mattinata del 15 novembre a Sharm el-Sheikh il Vicepresidente della Commissione Europea e Commissario per il Green Deal Europeo Frans Timmermans ha annunciato che L’Europa è pronta per aggiornare i suoi obiettivi climatici 2030. Il nuovo obiettivo a cui vuole puntare è una riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra del 57% rispetto al 1990 entro il 2030, numero aumentato del 2% rispetto a quanto contenuto nei principali obiettivi continentali, il piano presentato alle Nazioni Unite (NDC) ed il pacchetto Fitfor55, vero piano d’azione della Legge Europea per il Clima.

La riduzione del 57% non è sufficiente

Questi obiettivi fanno parte degli NDCs (obiettivi climatici assunti a livello nazionale e in questo caso europeo), che i vari Paesi si erano promessi di aumentare in vista della COP27. L’Unione Europea non aveva presentato un nuovo NDC perché, a detta della Commissione, quello in vigore sarebbe stato in linea con una traiettoria emissiva compatibile con l’obiettivo minimo dell’Accordo di Parigi di mantenere le temperature medie sotto +1,5°C alla fine del secolo.

La società civile però chiedeva e continua a chiedere di più, anche a seguito dell’aggiornamento: il nuovo obiettivo europeo, che sembrerebbe a prima vista un passo avanti, secondo Climate Action Network International (CAN, rete di cui ICN fa parte) non è invece in linea con l’Accordo di Parigi. Sempre secondo CAN, un obiettivo adeguato richiederebbe almeno il 65% di riduzione delle emissioni al 2030, come del resto evidenziato da vari studi e think tank.

A dire che il nuovo obiettivo non è sufficientemente ambizioso anche la Presidente di CAN, Chiara Martinelli, che ribadisce “L’emergenza climatica in cui ci troviamo non merita le briciole da parte dell’UE. L’aumento di 2 punti dal 55% al ​​57% dell’impegno dell’UE a ridurre le emissioni nette entro il 2030 è lontano dal tanto necessario almeno 65%, che è la quota equa minima che l’UE dovrebbe impegnarsi per limitare la temperatura a 1.5°C a livello globale. Questa soglia significherebbe un danno minore per le persone su questo pianeta rispetto al suo superamento. Questo piccolo aumento annunciato oggi alla COP27 non rende giustizia agli appelli dei Paesi più vulnerabili in prima linea. Se l’UE, con una lunga storia di emissioni di gas serra, non guida la mitigazione del cambiamento climatico, chi lo farà?” 

Il -2% di emissioni è dovuto alla crisi ucraina?

Ma quali dati, quali novità hanno portato a questo miglioramento dell’obiettivo? Sul sito del Parlamento Europeo si parla di revisione della Regolazione sull’uso del suolo, il cambiamento all’uso del suolo e le foreste (il cosiddetto settore LULUCF) al fine di aumentare l’assorbimento dell’anidride carbonica da parte dei serbatoi di carbonio, in questo caso le foreste, che contribuirà a rendere l’Europa il primo continente a raggiungere la neutralità carbonica al 2050 e migliorare la biodiversità. Non si parla di energia.

Sebbene questo nuovo regolamento sia in effetti previsto e contribuirà all’assorbimento delle emissioni, va ricordato però che recentemente l’Europa ha anche approvato un nuovo piano europeo per far fronte alla crisi del gas innescata dal conflitto in Ucraina, chiamato RePowerEU che mira ad aumentare l’efficienza energetica, accelerare la transizione verso un’energia pulita e diversificare le risorse energetiche e che, stime alla mano, contribuirebbe ad una riduzione delle emissioni tra il 56% e il 57% rispetto al 1990 entro il 2030, secondo il Climate Action Tracker.

Quindi il piano RePowerEU, introdotto per far fronte alla necessità di diversificare le forniture a fronte della crisi russo-ucraina, potrebbe risultare da solo il motore principale a questa riduzione anche in assenza o contestualmente alla regolazione su LULUCF.

Un fatto tecnico

Le idee di Timmermans sembrano essere ambiziose, ma, come ci ha detto la  delegazione europea  nel dialogo con i giovani di lunedì sera con cui la quale ci siamo confrontati, ora tocca agli Stati Membri ad essere altrettanto ambiziosi per approvare il nuovo obiettivo. Di fatto una Legge per il clima c’è, e questa prevede che gli Stati Membri raggiungano la neutralità climatica entro il 2050, rimane dubbio come alcuni lo faranno e se tutti gli Stati riusciranno ad accordarsi in Consiglio sul -57% entro il 2030.

In un bilaterale con Timmermans organizzato proprio da CAN nel tardo pomeriggio di martedì (al quale ha partecipato Jacopo Bencini per ICN) il Vicepresidente ha ribadito come la strada di un’approvazione rapida in Consiglio Europeo di un nuovo obiettivo, quindi di un nuovo mandato ad inviare un aggiornamento dell’NDC all’UNFCCC, sia di fatto politicamente impercorribile.

Meglio, quindi, una semplice comunicazione, con un aumento dell’ambizione come un mero fatto tecnico.

Articolo a cura di Aurora Audino, volontaria sezione Clima e Advocacy

Foto di copertina: credits Italian Climate Network

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