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Nov

NUOVO RAPPORTO ONU SUL GREENWASHING: ZERO TOLLERANZA

Martedi 8 novembre è stato presentato a COP27 il rapporto del gruppo di esperti di alto livello dell’ONU (High-Level Expert Group HLEG) sugli impegni delle emissioni nette-zero (net-zero) da parte degli attori non statali o, come soprannominato dai media, il rapporto contro il greenwashing, rivolto soprattutto al settore privato. 

Il Rapporto è stato prodotto negli ultimi 7 mesi da un gruppo di lavoro guidato da Catherine McKenna, ex- Ministro dell’ambiente Canadese, dopo che la creazione del gruppo di lavoro era stata annunciata l’anno scorso a Glasgow.  

Catherine McKenna ha esordito affermando la volontà del gruppo di lavoro di fissare delle regole chiare contro il greenwashing, condannando come “non si possa dichiarare di essere un leader climatico continuando a investire in combustibili fossili”, affermazione che ha suscitato uno scroscio di applausi in sala.  

Lo stesso vale per la deforestazione: secondo il rapporto, non si può dichiarare pubblicamente di combattere il cambiamento climatico mentre i propri investimenti causano la deforestazione o altre attività a impatto negativo per l’ambiente in altre parti del mondo. 

Sempre più aziende del settore privato e istituti finanziari stanno dichiarando pubblicamente impegni a emissioni nette zero (net-zero), cosa di per sé positiva, ma la mancanza di chiare metriche e criteri di riferimento per poter verificare e misurare questi impegni, rimane una forte criticità. Come ha dichiarato Guterres durante la presentazione del Rapporto: “serve tolleranza zero per il greenwashing”. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha ricordato anche che utilizzare impegni net-zero per coprire l’espansione di investimenti nell’industria fossile è un atteggiamento tossico e sta portando il pianeta al collasso climatico. 

La posizione ONU è chiara e fa riferimento all’uscita dai combustibili fossili, ai piani di riduzione delle emissioni, all’utilizzo di crediti per attività di offsetting, ai piani di transizione, alle attività di lobbying e le agli impegni verso la just transition. 

Di seguito le richieste ONU:

  1. Uscita dai combustibili fossili e attività dannose per l’ambiente 

Non si possono dichiarare pubblicamente impegni net-zero mentre si continua a investire nei combustibili fossili, in attività causa di deforestazione o altre attività dannose per l’ambiente. 

  1. Impegni net-zero e piani di riduzione 

Gli impegni net-zero devono contenere obiettivi a 5 anni (entro il 2025, 2030, 2035 etc) e indicare piani concreti per il loro raggiungimento. Inoltre le aziende devono riferire pubblicamente i loro progressi con informazioni verificate che possano essere misurate e confrontate. 

  1. Attività di offsetting e crediti di carbonio

Non si devono acquistare crediti di carbonio a basso costo per compensare le proprie emissioni (le cosiddette attività di off-setting) invece di sviluppare piani concreti di riduzione delle emissioni lungo tutta la propria value chain. 

  1. Attività di lobbying, investimenti CapEx e compensazione dei manager

Non si può dichiarare di essere impegnati a combattere il cambiamento climatico mentre si partecipa ad attività di lobbyin(in modo diretto o indiretto) per indebolire le politiche climatiche ambiziose da parte dei governi. La presentazione di questo punto è stata accolta con un altro forte applauso in sala. 

Inoltre le aziende devono allineare i propri investimenti capex ai propri obiettivi net-zero e collegare il sistema di compensazione per obiettivi dei manager ai propri impegni net-zero (MBOs). 

  1. Piani di transizione (transition plans)

Gli attori non statali devono divulgare pubblicamente i loro piani di transizione net-zero, devono indicare le azioni concrete per raggiungere tutti gli obiettivi, così come allineare le strutture interne di governance e gli incentivi, la ricerca e sviluppo, le competenze e sviluppo delle risorse umane, a tali obiettivi, sostenendo al contempo una giusta transizione (just transition). I piani di transizione devono essere aggiornati ogni cinque anni e i progressi devono essere comunicati annualmente.

  1. Investire nella Just Transition 

Non si può raggiungere un futuro net-zero senza investimenti adeguati relativi a una transizione giusta, anche da parte degli attori non statali. Tutte le aziende, comprese le imprese statali, con attività nei Paesi in via di sviluppo devono dimostrare come i loro piani di transizione a zero emissioni contribuiscano allo sviluppo economico delle regioni in cui operano. 

  1. Regolamentazione e trasparenza

È fondamentale il ruolo della regolamentazione e della trasparenza per raggiungere obiettivi comuni. Sono necessari nuovi standard e regolamentazioni sugli impegni net-zero e i piani di transizione, partendo proprio dai settori ad alte emissioni di CO2

Durante l’evento, Antonio Guterres ha esplicitamente richiesto agli amministratori delegati, ai sindaci e a tutti i leader di iniziative non statali di aggiornare i propri target entro COP28, tenendo conto di tutti i requisiti appena citati. 

Inoltre ha richiesto che gli impegni net-zero vengano pubblicati su una piattaforma pubblica che confluisca nel portale ufficiale dell’UNFCCC, lo stesso portale dove i Paesi caricano i loro impegni nazionali (NDCs), affermando che gli impegni net-zero dovrebbero essere impegni seri e non un esercizio di relazioni pubbliche.  Infine il Segretario Generale ONU ha anche annunciato l’istituzione di una Task Force sulle normative net-zero che continuerà il lavoro iniziato dal Gruppo di Lavoro di questo Rapporto. 

Come ha ricordato Guterres in conclusione, l’idea del Rapporto è nata da un incontro con la società civile a Glasgow ed è un esempio di come la società civile può avere un ruolo centrale nel supportare i decision-makers nel fare scelte giuste

Articolo a cura di Margherita Barbieri, volontaria sezione Clima e Advocacy

Foto di copertina: credits The Australian

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