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Nov

SANTIAGO NETWORK FOR LOSS AND DAMAGE: FINORA È CHIARO SOLO L’OBIETTIVO

Il dialogo riguardante il Santiago Network for Loss & Damage è iniziato in sede COP27 già lunedì 7 novembre. Descritto come il braccio operativo del Warsaw International Mechanism for Loss and Damage, era stato formulato alla COP25 ma rimaneva di fatto ancora non funzionante. L’obiettivo del Santiago Network è tuttavia chiaro: canalizzare l’assistenza tecnica delle principali organizzazioni, enti, reti ed esperti (organisations, bodies, networks and experts (OBNEs)) per strutturare piani efficaci di prevenzione e minimizzazione delle perdite e danni (Loss & Damage) subiti dai Paesi più vulnerabili all’impatto del cambiamento climatico. 

Alla COP27, i Paesi sono stati chiamati a negoziare l’assetto generale del Santiago Network, al fine soprattutto di trovare un accordo sulla struttura governativa, su un segretariato e un comitato consultivo, sul processo di selezione di un’organizzazione esterna all’UNFCCC che potesse gestire il Network e dei suoi membri, e sul rapporto interno con ExCom (l’Executive Committee del Warsaw International Mechanism for Loss and Damage). 

Di questi elementi si è parlato per i primi due giorni a Sharm, e seguiranno altre consultazioni. 

Durante la prima conferenza informale, i Paesi G77+Cina hanno espresso la loro volontà di arrivare, al termine delle due settimane, a una decisione sulla struttura istituzionale del Santiago Network e sulle sue modalità operative, proponendo di predisporre un programma operativo che includa tutti i punti in discussione per accelerare il processo. L’Unione Europea, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, sostenendo l’intento dei Paesi G77+Cina, hanno ribadito l’importanza di concordare una struttura per il Santiago Network che raggiunga in modo efficiente le comunità più vulnerabili e che si inserisca in modo chiaro all’interno dell’assetto del Warsaw Mechanism.

Durante le consultazioni, la questione del futuro mandato del segretariato e del comitato consultivo è stato uno dei principali oggetti di discussione. Data l’urgenza collettiva di trovare un accordo comune, alcuni delegati hanno proposto di utilizzare l’organo politico ExCom come temporaneo sostituto del comitato consultivo del Santiago Network. Il grande sovraccarico di lavoro dell’Executive Committee sembra tuttavia rendere questa alternativa poco realizzabile. Quel che è certo è che il futuro comitato consultivo dovrà essere fondato su principi di trasparenza e responsabilità per poter offrire efficacemente una guida tecnica al sistema del Santiago Network. 

Questi propositi sono stati ampiamenti condivisi dal resto dei delegati, i quali hanno però aggiunto ulteriori elementi di discussione. La Colombia, da parte dell’Associazione Indipendente dell’America Latina (AILAC) ha per prima sottolineato la necessità di esaminare anche l’assetto finanziario del Network, questione ripresa poi da altri Paesi come Timor Est, Guinea, Liberia e Jamaica. La struttura istituzionale del Santiago Network avrà bisogno, infatti, di un adeguato sostegno finanziario e di risorse sufficienti per svolgere efficacemente le sue funzioni.

Su questo punto, molti sono stati i riferimenti al Climate Technology Centre And Network (CTCN) come modello a cui ispirarsi, ma che necessita di cambiamenti significativi, specialmente in termini finanziari. Un esempio di meccanismo volto ad agevolare la preparazione e l’attuazione di progetti e strategie tecnologiche a sostegno dell’azione di mitigazione e adattamento è infatti proprio il CTCN dell’UNFCCC, gestito da UNEP (United Nations Environment Programme) in collaborazione con UNIDO (United Nations Industrial Development Organization). Sebbene il CTCN stia consentendo ai Paesi di elaborare progetti per la transizione verso la neutralità climatica, esso manca di finanziamenti appropriati per l’implementazione di quest’ultimi, sostenuti economicamente solo da pochi donatori. 
Sembrerebbe quindi che, nonostante la comune necessità di utilizzare efficacemente il tempo rimasto in questa COP per esaminare i punti menzionati, forzare un compromesso sull’organizzazione strutturale del Santiago Network possa lasciare molte questioni comunque non risolte.

Articolo a cura di Camilla Pollera, volontaria sezione Clima e Diritti

Crediti foto di copertina: Rehman Asad / Alamy via Climate Visuals

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