CONTINUANO I NEGOZIATI SULL’ARTICOLO 6.2
A COP27, le negoziazioni (e le critiche) su articolo 6 dell’Accordo di Parigi (meccanismi di mercato) si sono concentrate finora sull’articolo 6.4, ma le negoziazioni procedono anche sull’articolo 6.2.
Ricordiamo che l’articolo 6.2 consente ai Paesi di scambiarsi reciprocamente le riduzioni e gli assorbimenti delle emissioni attraverso accordi bilaterali o multilaterali. Questi crediti scambiati sono chiamati Internationally Transferred Mitigation Outcomes (ITMO).
La prima sessione di negoziazioni sull’articolo 6.2 era programmata per lunedì ma non è avvenuta, quindi le vere discussioni sono iniziate solo martedì e sono state condotte tramite diverse sessioni informali-informali in aggiunta alle sessioni negoziali classiche.
I Paesi erano stati invitati a presentare commenti scritti riguardo alle bozze di testo dell’Articolo 6 in vista della COP27, e diverse nazioni avevano espresso preoccupazioni e posizioni critiche sull’articolo 6.2. In particolare, le Filippine avevano ribadito l’urgenza di includere le “avoided emissions” (o emissioni evitate) negli approcci cooperativi.
Inoltre, Papua Nuova Guinea, in rappresentanza del Gruppo Rainforest Nations, aveva condiviso preoccupazioni per i crediti di carbonio non verificati scambiati a livello internazionale ai sensi dell’articolo 6.2, definendoli “ITMO inutili” (useless ITMOs) e sottolineando l’importanza di un sistema solido e condiviso per poter valutare in modo coerente l’integrità dei meccanismi di cooperazione previsti nell’ambito dell’articolo 6.2.
Per quanto riguarda le discussioni in corso a Sharm El Sheikh, i Paesi stanno ora negoziando a COP27 su un testo molto lungo (oltre 60 pagine) e particolarmente tecnico, composto da una bozza di decisione su ulteriori indicazioni in materia di articolo 6.2 e una bozza di guidance per l’implementazione dello stesso.
I dibattiti ruotano attorno sia a questioni di forma, e cioè banalmente sul wording utilizzato, che di sostanza, ovvero l’effettivo funzionamento pratico degli ITMOs.
Con riferimento a quest’ultimo aspetto, le Parti stanno discutendo degli elementi essenziali dell’infrastruttura che dovrà gestire i crediti, ovvero le diverse tipologie di registri, quali il registro internazionale e la loro inter-operatività, il sistema di recording e tracking e il relativo database ex Articolo 6 e infine la piattaforma centralizzata di contabilità e rendicontazione (CARP).
Durante le negoziazioni di giovedì, l’Unione Europea ha lamentato che il programma di lavoro previsto a Glasgow per COP27 sull’Articolo 6.2, è una “bomba”, riferendosi alla mole di lavoro prevista. Appare infatti irrealistico pensare di deliberare su tutti i temi presenti nel testo nei giorni che restano di COP27, e da qui la richiesta di elaborare un piano di lavoro anche in vista della prossima Conferenza delle Parti, la COP28. In effetti, le parti stanno discutendo solo sulla prima parte del testo e molto ancora deve essere oggetto di dibattito. Tuttavia l’auspicio è di concludere le discussioni in tempo per poter elaborare un testo condiviso nella plenaria di sabato.
A tal proposito, Regno Unito e Unione Europea hanno chiesto di semplificare il testo e di trovare un accordo sui punti principali, come la verificabilità delle transazioni e l’inter-operabilità tra ITMO e i precedenti crediti (Certified Emissions Reductions – CER) creati con il Meccanismo di sviluppo pulito (CDM) del Protocollo di Kyoto.
Altri paesi, come Stati Uniti d’America e Nuova Zelanda, hanno espresso dubbi sull’utilizzo di alcuni termini nel testo come “units” e “registry”. In generale si pongono problemi di linguaggio e ripetizioni di termini e di conseguenza dai dibattiti è emersa la necessità di elaborare un testo più chiaro e comprensibile, che non dia adito a incomprensioni sul significato dei singoli termini e sia chiaro su chi debba fare cosa e come. Questo è necessario non solo in termini di coerenza interna del testo, ma anche ai fini della trasparenza e dell’allocamento delle responsabilità delle Parti nelle operazioni s di ITMOs.
Nel pomeriggio poi le discussioni sono ruotate intorno alla revisione tecnica (technical expert review), a come scegliere il pool di esperti che dovrebbe occuparsene, alla tempistiche e alla procedura di verifica del rispetto del principio di riservatezza. In particolare, secondo l’Australia i tempi indicati di 4-6 settimane sono poco realistici e sarebbe meglio prevedere tempistiche più lunghe (almeno 12 settimane).
Al momento le discussioni si sono chiuse con richiesta ai co-facilitatori di pervenire alla riscrittura di una bozza da sottoporre al gruppo di lavoro entro venerdì mattina, al fine di procedere oltre e giungere ad un testo finale condiviso.
Articolo a cura di Margherita Barbieri ed Erika Moranduzzo, volontarie Italian Climate Network
Foto di copertina: di Erika Moranduzzo