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Giu

IL SETTORE ENERGETICO NON È A BUON PUNTO PER MANTENERSI ENTRO L’1.5°C

La scorsa settimana si è tenuto a Bonn, un side event co-organizzato dall’UNFCCC e l’agenzia internazionale per l’energia (IEA) dal titolo “Energy Sector Pathways to 1.5 Degrees” da cui è emerso che il settore dell’energia non è pronto per raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi. Infatti, le attuali politiche nazionali in materia energetica porterebbero ad un aumento delle temperature globali a 2.5°C nel 2100, addirittura di 1°C grado sopra l’obiettivo dell’Accordo di Parigi. Sia l’ambizione che l’implementazione, quindi, devono essere rafforzate urgentemente. 

Se nel calcolo venissero considerati anche gli impegni (pledges) annunciati dai Paesi e se questi venissero concretamente trasformati in politiche e NDCs, allora le temperature globali raggiungerebbero l’1.7°C entro fine secolo.

(Immagine presentata dall’IEA durante il side event a Bonn)

Bernd Hackmann, rappresentate dell’UNFCCC è intervenuto spiegando, con voce sconsolata, come siamo inoltre lontanissimi dallo scenario di limitare le temperature globali entro 1.5°C. Non siamo dove dovremmo essere e il gap dell’ambizione è preoccupante.

L’NDC Synthesis Report 2022 stima che con gli attuali NDCs, le emissioni globali al 2030 raggiungeranno le 52.4 Gt di CO2 equivalenti. Il che  porterebbe a ridurre lo 0.3% di emissioni rispetto alle emissioni del 2019. L’ IPCC ci dice, invece, che per rimanere sotto i 1.5°C entro fine secolo dobbiamo ridurre le emissioni del 43% rispetto a quelle del 2019. L’attuale gap delle emissioni è, quindi, di un inaccettabile 42%. 

E in questo scenario, l’energia gioca un ruolo fondamentale. 

A COP 27 l’anno scorso, per la prima volta è stato dedicato un paragrafo della decisione finale al tema dell’energia. Nel testo si sottolinea l’urgente necessità di riduzioni immediate, rapide e sostenute delle emissioni globali in tutti i settori anche attraverso l’aumento delle energie rinnovabili e a basse emissioni

Inoltre, appena prima dell’inizio dei negoziati intermedi, il 3 e 4 giugno, si è tenuto il Dialogo Globale (Global Dialogue) under the Mitigation Work Programme lanciato a Sharm-el-Sheikh lo scorso novembre, con l’obiettivo di aumentare l’ambizione della mitigazione globale e la sua implementazione. Lo stesso Mitigation Work Programme sul quale i Paesi G77 più Cina hanno fatto ostruzionismo perché trovano paradossale parlare di nuovi soldi da spendere per ridurre le emissioni quando i Paesi sviluppati non accettano di considerare le loro responsabilità storiche come abbiamo spiegato qui

L’UNFCCC ha ricordato come il tema principale del 2023 sotto il MWP sarà quello di accelerare una transizione energetica giusta (accelerating just energy transition)con un focus della discussione incentrato su opportunità e soluzioni, ma anche sugli ostacoli sia tecnologici che finanziari. 

Infatti, l’UNFCCC ha ricordato come non si tratti solo di una transizione energetica tecnologica, ma che è necessaria una transizione inclusiva e giusta, dove il tema dell’accesso all’energia è centrale.

La crescita degli investimenti in energia rinnovabile è sostenuta – quest’anno gli investimenti nel solare hanno sorpassato quelli per il fossile – ma non è equamente distribuita tra i Paesi. Il 90% degli investimenti nelle rinnovabili avviene nei Paesi sviluppati e in Cina, chedetiene il primato con oltre 170 miliardi di dollari di investimenti nel 2022, seguita da Unione Europea (circa 150 miliardi) e Stati Uniti (meno di 100 miliardi). Ma nel sud del mondo gli investimenti sono insufficienti e in Paesi come la Russia e alcuni Paesi del Sud Est asiatico, gli investimenti sono addirittura a cifra negativa.  

L’UNFCCC ha anche citato il Long-Term Low Emission Development Strategy (LT-LEDS) Synthesis report e come l’Accordo di Parigi affermi che tutte le Parti debbano preparare e comunicare delle strategie di sviluppo a lungo termine a basse emissioni. 

Sia nelle decisioni finali di COP26 Glasgow che di COP27 l’anno scorso, le Parti sono state sollecitate urgentemente a comunicare le loro strategie di sviluppo a lungo termine per una transizione giusta (just transition) a zero emissioni da raggiungere entro o intorno al 2050 e ad allineare gli NDCs a queste strategie a lungo termine. 

Il LT-LEDS synthesis report analizza le informazioni tratte dalle più recenti 53 LT-LEDS (strategie di sviluppo a lungo termine a basse emissioni) in rappresentanza di 62 Parti dell’Accordo di Parigi, presentate l’anno scorso prima di COP 27. Le Parti che hanno comunicato gli LT-LEDS rappresentano insieme l’83% del PIL globale, il 47% della popolazione mondiale e circa il 69% del consumo energetico totale nel 2019.

Gli LT-LEDS contenevano informazioni, tra le altre, l’efficienza energetica dell’industria (91%) e energia solare (91%).

Nonostante l’incertezza relativa allo sviluppo tecnologico, ai prezzi dell’energia e ai modelli di commercio internazionale nel lungo periodo, molti LT-LEDS hanno incluso uno o più obiettivi quantitativi in relazione alle fonti energetiche con un orizzonte temporale specifico per riflettere gli obiettivi delle loro strategie a lungo termine in azioni a breve termine, ad esempio:

  • il 45% ha fatto riferimento a obiettivi sulle rinnovabili al 2027, al 2035, al 2040 e al 2050 e il 32% per cento ha fatto riferimento a un obiettivo di arrivare al 100% delle rinnovabili;
  • diversi piani hanno incluso investimenti sul trasporto elettrico e veicoli a energia pulita;
  • molti LT-LEDS hanno evidenziato l’impegno per gli edifici di nuova costruzione ad essere a energia quasi zero. Ricordiamo che l’IPCC nel Report Speciale sul Global Warming ha identificato gli edifici di nuova costruzione a energia quasi zero come elemento centrale per allineare le traiettorie delle emissioni globali a 1.5 ℃.

Inoltre, il LT-LEDS Report evidenzia come più della metà (57%) delle Paesi che hanno presentato i loro LT-LEDS abbiamo sottolineato l’impegno per una giusta transizione e un terzo ha elaborato il concetto in un capitolo dedicato. Più in generale, quasi l’80% delle strategie presentate aveva un qualche riferimento al tema della giusta transizione con l’uso di parole come correttezza, l’equità e l’inclusione. 

L’IEA ha chiuso l’intervento ricordando che pubblicherà un report sui progressi del settore energetico in materia di cambiamento climatico a settembre in vista di COP28. Un report che potrebbe contribuire ai lavori dello Stocktake che si terrà proprio a Dubai a dicembre e di cui si dibatte in queste settimane a Bonn, come abbiamo spiegato qui. 

Articolo a cura di Margherita Barbieri, Volontaria ICN

Foto di copertina: fonte BBC

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