11
Giu

QUESTIONI DI GENERE NELLE CONVENZIONI INTERNAZIONALI AMBIENTALI

Fra tutti i soggetti “fragili” che subiscono gli effetti del cambiamento climatico, le donne sono quelle maggiormente colpite,a causa di discriminazioni e convenzioni sociali. Una strategia climatica inclusiva, dovrebbe tenere  in considerazione le differenti esigenze e contributi tra i generi, non solo per essere efficace nel  contrastare il cambiamento climatico, ma anche per contribuire   a ridurre le disuguaglianze sociali promuovendo i diritti delle donne. Un incontro a Bonn che ha riunito alcuni esponenti delle tre Convenzioni adottate alla Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo (o Vertice della Terra) del 1992, ci ha ricordato la lunga e difficoltosa strada verso l’accettazione di questa consapevolezza.

La Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD)

Già nel 1992, la CBD riconosceva l’importanza cruciale delle donne nella conservazione e nell’utilizzo sostenibile della diversità biologica. Nel Preambolo si promuove la piena partecipazione femminile a tutti i livelli nella formulazione delle politiche e nell’attuazione di azioni per la conservazione della biodiversità.

Sulla base delle idee e politiche come il “Towards a Gender-Responsive Implementation of the Convention on Biological Diversity” (“Verso un’implementazione sensibile al genere della Convenzione sulla diversità biologica), una guida pubblicata dalla Segreteria della CBD nel 2018, la Convenzione ha adottato durante la COP15 nel dicembre 2022 il suo Piano d’Azione di Genere. Questo piano sottolinea l’importanza di promuovere gli sforzi verso l’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile, ritenuti fondamentali per l’efficace attuazione del Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework: un piano ambizioso per realizzare la visione di un mondo in armonia con la natura entro il 2050 (ne abbiamo parlato qui)Per realizzare tale obiettivo, la CBD adotta due strategie distinte. La prima mira a ottimizzare le sinergie tra uguaglianza di genere, biodiversità, cambiamenti climatici e degrado del suolo, promuovendo coerenza e coordinamento con l’Agenda 2030 e favorendo un approccio fondato sui diritti umani. La seconda strategia, invece, punta a garantire un coinvolgimento significativo e concreto delle donne e delle ragazze appartenenti a popoli indigeni e comunità locali.

La Convenzione delle Nazioni Unite per Combattere la Desertificazione (UNCCD)

Negli anni successivi al Summit di Rio, è stata sviluppata la UNCCD,  entrata in vigore nel 1996. Più volte nella Convenzione si sottolinea il ruolo fondamentale svolto dalle donne nelle regioni afflitte da desertificazione e/o siccità, soprattutto nelle zone rurali dei Paesi in via di sviluppo. Viene evidenziata l’importanza di garantire la piena partecipazione femminile a tutti i livelli nei programmi di lotta alla desertificazione e mitigazione degli effetti della siccità.

Tuttavia, l’inclusione di genere ha affrontato delle difficoltà e nonostante gli obiettivi dichiarati, il 70% dei delegati è ancora costituito da uomini. Il primo Piano d’Azione di Genere è stato approvato e adottato nel 2017, ma nei due anni successivi non si sono registrati cambiamenti significativi fino a che nel 2019, durante la COP14 in India, la UNCCD ha stabilito un Caucus di genere. Questo ha permesso a ogni delegato o partecipante alla COP di esaminare tutte le decisioni, non solo quelle relative al genere, attraverso una prospettiva di genere.

Il Segretariato ha, inoltre, commissionato uno studio sugli impatti differenziati della desertificazione e della siccità su donne e uomini e i risultati sono preoccupanti. Un terzo delle donne è impiegato nell’agricoltura, ma, malgrado l’importanza economica del settore, il loro ruolo viene spesso marginalizzato. Le donne sono spesso escluse dalla partecipazione e gestione delle risorse naturali  e non hanno accesso a formazione o credito, incontrando inoltre barriere sociali nei processi decisionali.

L’obiettivo è, dunque, quello di rafforzare i diritti di proprietà delle donne, incluso l’accesso alle risorse e ai servizi, migliorare l’accesso all’innovazione, alla conoscenza e alle tecnologie appropriate, promuovere l’empowerment economico ed eradicare la povertà e la malnutrizione.

La Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCC)

A differenza delle altre due Convenzioni adottate durante il Summit della Terra del 1992, l’UNFCCC non ha inizialmente incluso disposizioni sui diritti delle donne o sull’uguaglianza di genere. Questa tendenza è rimasta invariata per quasi un decennio.

Il primo significativo riconoscimento del legame tra clima e genere è arrivato nel 2001 alla COP7 di Marrakesh, dove le Parti sono state invitate a prendere in considerazione la nomina di donne per cariche elettive in qualsiasi organo istituito dalla Convenzione Quadro (UNFCCC). L’istituzione nel 2009 della Women and Gender Constituency (di cui ICN fa parte), ha contribuito a rafforzare la presenza di esperte, attiviste e ricercatrici nei processi negoziali della COP. Da allora, si sono realizzati significativi progressi nell’integrazione della prospettiva di genere in tutte le aree tematiche delle negoziazioni.

Il Programma di lavoro di Lima sul genere (LWPG) del 2014 è un esempio di questa evoluzione. Creato con l’intento di stimolare un equilibrio di genere, ha lavorato per far sì che le considerazioni di genere fossero un punto focale nelle attività delle Parti e del segretariato nell’attuazione della Convenzione e dell’Accordo di Parigi. Il Piano d’Azione di Genere (GAP), adottato nel 2017, ha rappresentato un ulteriore passo avanti, offrendo uno strumento specifico per creare le condizioni in cui le questioni di genere potessero essere integrate nelle politiche e nelle azioni climatiche.

Con il tempo, si sono sviluppate revisioni e aggiornamenti del LWPG e del GAP come quella della COP25 in cui le Parti hanno concordato un programma di lavoro rafforzato di 5 anni. L’anno prossimo si svolgerà un’altra revisione intermedia che promette ulteriori opportunità per rifinire e rafforzare la centralità del genere nelle azioni per affrontare i cambiamenti climatici.

Il dialogo a Bonn ha rappresentato un’occasione cruciale per esplorare nuove strategie e innovazioni in grado di abbattere le disuguaglianze persistenti. Questa riunione ha permesso di condividere idee su come migliorare la collaborazione e l’allineamento politico tra gli attori chiave, promuovendo un’attuazione più efficace delle iniziative sul genere e cambiamento climatico nell’ambito dell’UNFCCC e di altri contesti internazionali. In questo scenario, i Piani d’Azione di Genere non sono visti come un fine, ma come strumenti per colmare lacune e integrare la prospettiva di genere nelle politiche e nelle azioni climatiche. L’obiettivo è modificare i sistemi e le strutture per consentire alle donne e alle ragazze di partecipare e guidare attivamente queste iniziative, ma c’è ancora molto da fare.

Articolo a cura di Camilla Pollera, Volontaria ICN

Foto di copertina: credits WaterAid

You are donating to : Italian Climate Network

How much would you like to donate?
€10 €20 €30
Would you like to make regular donations? I would like to make donation(s)
How many times would you like this to recur? (including this payment) *
Name *
Last Name *
Email *
Phone
Address
Additional Note
Loading...