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Mag

Politica, educazione, scienza: il contributo della società civile

di Jacopo Bencini, Policy Advisor, Italian Climate Network

Questo articolo è il terzo di una serie realizzata con il contributo di European Climate Foundation nell’ambito del progetto “Green New Deal for Italy”

Immagine: Italian Climate Network

La pandemia da covid19, della quale almeno in Italia sembriamo intravedere la fine di questa, speriamo, prima e unica ondata, sembra averci riportati brutalmente di fronte ad uno dei temi da sempre più cari alle società complesse, quello della ricerca di una qualche verità nel marasma del quotidiano. Se non della verità in senso assoluto, quantomeno di una base minima di valutazione, diremmo oggi di dati oggettivi grazie ai quali poter tentare di conoscere, discutere, deliberare. Dalle esternazioni improbabili di alcuni esponenti di governi regionali alle diatribe geopolitiche tra Washington e Pechino, la pandemia ha ridato centralità alla necessità di conoscenza schietta, oltre ogni propaganda, oltre ogni possibile manipolazione.

Politica, educazione e scienza risultano così ineludibilmente intersecate, diversi fili a intelaiare uno stesso drappo. Proprio su questi tre elementi Italian Climate Network ha costruito negli anni il suo lavoro in Italia e in Europa, attraverso azioni coordinate di advocacy, il lavoro nelle scuole, quello di divulgazione scientifica e debunking – la necessaria decostruzione di falsità parascientifiche. A sostegno dei tre filoni di attività, gruppi di lavoro animati dall’impegno dei nostri volontari: la sezione Advocacy, con il suo impegno nazionale e internazionale sui principali temi legati al mondo delle emissioni climalteranti a Roma come in occasione delle COP organizzate della Nazioni Unite; la sezione Scuole, con volontarie e volontari che riescono ogni anno a incontrare centinaia, migliaia di studenti con moduli e lezioni specifiche su tutti i temi della sostenibilità; il Comitato Scientifico, che assieme al Direttivo dell’associazione vede coinvolti tra i più influenti scienziati italiani sulle materie climatiche, della sostenibilità e della meteorologia, con il loro lavoro a innervare quello di tutte le altre sezioni tematiche e territoriali. Senza dimenticare tutte le altre volontarie e volontari che rendono possibile arrivare a coprire l’intero territorio nazionale anche su temi come diritti, questioni di genere, salute e clima.

Nonostante le tantissime lezioni svolte in giro per le scuole d’Italia, lo stupore di ragazze e ragazzi davanti al famoso video in time-lapse della Nasa sul riscaldamento globale mi sorprende ogni volta” racconta Anna Laura, volontaria della sezione Scuole.

Immagine che contiene animale, stella

Descrizione generata automaticamente
Immagine: NASA Climate Change YouTube channel

Questo stupore riesco a intravederlo anche ora che le lezioni di ICN si sono spostate online per via della pandemia. Ci lascia sempre un grande senso di speranza quella frase che puntualmente sentiamo dagli studenti alla fine di ogni incontro – che cosa posso fare, io?”. Lezioni e incontri che i volontari cercano sempre di concludere facendo guardare studentesse e studenti al futuro, al loro stesso futuro, anche “cercando di far capire loro che un domani sostenibile è anche e soprattutto una grande opportunità di vita e lavoro per ognuno, nel contesto di una generale crescita di una società in transizione”. Transizione che la Commissione Europea ha definito necessaria e irreversibile in occasione del lancio del Green Deal europeo sei mesi fa e che appare ancor più strategica proprio alla luce degli stravolgimenti innescati dalla pandemia.

Una transizione che dovrà necessariamente rimanere “giusta”, nelle parole come, soprattutto, nei fatti – delle intenzioni della Commissione in questo senso avevamo parlato nel primo articolo di questa serie. A rimetterci di più saranno altrimenti le zone d’Italia e d’Europa già ad oggi più in difficoltà, che sono anche quelle dove organizzazioni come ICN devono essere più presenti che mai. “L’emozione più forte dei tanti anni di volontariato per il clima risale al 2017” ci racconta Francesco, per anni coordinatore della sezione Scuole e oggi responsabile del Team operativo “ricevemmo un invito a fare una lezione sul cambiamento climatico da una piccola scuola di un quartiere degradato in una grande città del Sud, mille chilometri da casa. Capimmo che a una richiesta del genere non potevamo dire di no. Dopo un giorno di viaggio arrivammo in una classe di giovani occhi increduli, dovevamo sembrare loro degli alieni. Mille chilometri per venire a fare una lezione di un’ora sul clima – deve essere un tema importante, avranno pensato. Ci ascoltarono rapiti. Fu un’esperienza fantastica, mi aiutò a capire l’importanza che il volontariato della conoscenza può avere per la società”, conclude Francesco. Dopo quella scuola lezioni in trasferta a Gorizia, sul confine, poi nella Svizzera italiana, e durante l’anno molte, molte altre in tutta Italia fino a toccare e superare quota 5000 studenti incontrati al termine del 2019. Semi che probabilmente vedremo germogliare nei prossimi anni.

Se è vero che il mondo post-pandemia avrà bisogno di una base solida di conoscenza per assumere decisioni oculate, uno dei possibili contributi della società civile può essere proprio quello di insistere, come nell’esperienza di ICN, su politica, educazione e scienza come parte di un’unica visione. Sulla base di conoscenze solide e approfondimenti necessari, il mondo del no-profit ambientale può e deve fornire strumenti ai decisori politici come agli studenti, agli educatori di corsi on-line come ai giovani di un quartiere dimenticato dell’estrema periferia. Questo lo spirito che ha spinto ICN a lanciare, in collaborazione con la European Climate Foundation e con il centro di ricerca Està, l’ambizioso progetto di ricerca sul Green Deal italiano di cui abbiamo parlato un mese fa. Questo lo spirito che continuerà a motivare i nostri volontari nelle scuole come nel lavoro di advocacy a livello italiano e europeo, per poter trasformare in vera partecipazione quanto previsto dall’European Climate Pact in merito al rapporto tra istituzioni europee, società civile e cittadini.

Perché sì, quando si parla di clima si parla di un bene collettivo e vale davvero la pena rifare quel viaggio, quei mille chilometri – fosse anche solo per un’ora di qualcosa di simile alla verità.

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