Acqua e clima, un legame imprescindibile dalla mitigazione all’adattamento

di Francesca Casale

Tra i vari temi discussi ai negoziati si fa sempre più spazio il tema dell’acqua, un elemento importantissimo sempre più scarso a causa del cambiamento climatico e sempre più indispensabile quando si parla di mitigazione ed adattamento.

Il successo delle strategie di mitigazione dipende dai loro effetti sulla natura, ma l’ambiente è un sistema complesso in cui ogni parametro è strettamente legato agli altri ed ogni azione deve essere pensata in base ai diversi impatti ambientali e sociali.

Alla COP24 si è posta l’attenzione su come una cooperazione tra più attori sia ormai essenziale per la buona riuscita della pianificazione della mitigazione. Nella condizione di scarsità d’acqua che si presenterà sarà essenziale una collaborazione tra chi ne avrà bisogno per l’agricoltura, l’allevamento o la pesca, chi per la produzione di energia elettrica e chi la utilizzerà nelle città, perché la gestione delle risorse idriche in un campo avrà inevitabili conseguenze sulla gestione negli altri ambiti.

In questo scenario è indispensabile che il ministro dell’ambiente lavori con il ministro dell’agricoltura e quello delle infrastrutture, una novità per alcuni paesi.

La pianificazione della gestione delle risorse idriche sarà particolarmente difficile per le piccole comunità nei paesi in via di sviluppo, maggiormente impattate dalla scarsità d’acqua e talvolta minori risorse o capacità tecniche per la gestione di questa risorsa. Questo è il motivo per cui è necessario costruire una conoscenza comune e la volontà politica di collaborare a livello internazionale, per garantire a tutti una buona riuscita della pianificazione.

Per molte popolazioni indigene la conoscenza si basa sull’osservazione della natura, ma il cambiamento climatico comporterà un disequilibrio in natura e anche la disponibilità d’acqua cambierà. Per questo motivo la loro conoscenza non sarà più sufficiente e sarà necessaria una collaborazione tra le autorità locali, nazionali e internazionali.

Strettamente collegato a questo tema è anche un corretto uso del suolo, aumentando la superficie permeabile delle città, ricostruendo gli ecosistemi distrutti e le foreste, limitando gli sprechi d’acqua.

Si è parlato anche della relazione tra la riduzione del rischio di disastri naturali e l’adattamento ai cambiamenti climatici, soprattutto in uno scenario di crescente rischio. Dal 1995 al 2015, in 20 anni, nel mondo ci sono stati 2.7 trilioni di dollari di danni per i disastri naturali (terremoti, siccità, alluvioni, tempeste), il 70% dei quali dovuti a disastri legati all’acqua. Mediamente ognuno di noi nella sua vita è colpito due volte da disastri legati all’acqua, e talvolta si rivelano fatali. Questi eventi catastrofici legati all’acqua stanno diventando sempre più frequenti e l’aumento è più rapido rispetto ai fenomeni geologici.

Significa che i cambiamenti climatici stanno già impattando sugli eventi idro-meteorologici, in tutto il mondo, con un aumento della frequenza degli eventi e della gravità degli effetti.

Una maggiore capacità di ridurre i rischi di disastri naturali, la gestione delle risorse idriche e l’adattamento al cambiamento climatico non possono più essere trattati come argomenti separati. Chi si occupa di cambiamento climatico è ormai obbligato a collaborare con chi si occupa di acqua.

Sono ormai disponibili molti dati e ottimi strumenti per la previsione del rischio, ed è necessario allargare il loro campo di utilizzo per identificare le azioni prioritarie da indicare ai policy maker. È inoltre necessario preparare i cittadini ad una consapevolezza del rischio e avere piani di emergenza.