italian climate network COP26 Articolo6
12
Nov

COP26, ARTICOLO 6 AL RUSH FINALE: I TEMI

Ci avviciniamo alla conclusione della COP26 e diversi nodi negoziali sono ancora da risolvere. Tra questi l’articolo 6 che, fin dalla sua approvazione a Parigi nel 2015, è fonte di disaccordo tra le Parti e di grande preoccupazione per la società civile. Questo perchè, anche se l’articolo non fa riferimenti espliciti ai mercati del carbonio, con le due opzioni di cui all’art 6.2 e 6.4 i meccanismi delineati dall’Accordo di Parigi risultano di fatto saldamente ancorati a prospettive di mercati globali delle emissioni di carbonio. 

L’articolo 6 stabilisce, infatti, tre meccanismi di mercato e non, testualmente definiti “di cooperazione volontaria tra le Parti”, quali:

• approcci cooperativi basati su evidenze di mitigazione trasferiti a livello internazionale (Internationally Tranferred Mitigation Outcomes) di cui all’articolo 6.2, simile all’ETS dell’Unione europea, che prevedono sostanzialmente uno scambio di quote di emissioni fra gli Stati;

• un nuovo meccanismo di credito, indicato come “Meccanismo di Sviluppo Sostenibile”, di cui all’articolo 6.4, basato su proposte progettuali, che stabilisce che uno Stato possa realizzare un intervento in un altro Stato e che questo possa contare nella realizzazione degli NDC di entrambi;

• i ”Non-Market Approaches”, approcci non di mercato, delineati nell’articolo 6.8 che per esclusione comprendevano finora tutto quello che non rientra nei precedenti meccanismi. 

L’articolo 6 mostra, quindi in realtà, un’ambiguità strutturale. Esso impone, infatti, alla conferenza delle Parti dell’Accordo di Parigi (Conference of the Parties serving as the meeting of the Parties to the Paris Agreement – CMA) l’adozione di dettagli operativi, ma affida le trattative sul testo all’Organo Sussidiario per il Consiglio Scientifico e Tecnologico (Subsidiary Body for Scientific and Technological – SBSTA) della UNFCCC.  Per due volte, a COP24 e COP25, le Parti non hanno trovato consenso sul testo dell’Articolo.

Oggi, con la COP26 che si avvia in chiusura, un esito positivo della discussione sull’articolo 6 non è ancora garantito. Infatti, dopo i rapporti e le bozze di testo del SBSTA, le discussioni sono passate nella seconda settimana alla fase politica, con il lavoro tecnico che procede parallelamente. 

Le consultazioni ministeriali di questa settimana hanno affrontato diverse questioni. Tra le più controverse troviamo le seguenti:

  1. se le riduzioni delle emissioni generate al di fuori dell’ambito dell’NDC di un Paese ospitante un progetto di mitigazione possano essere conteggiate ai sensi dell’articolo 6.4, e quale Parte applicherà l’adeguamento corrispondente (Corrisponding Adjustment, CA) per evitare il doppio conteggio della riduzione stessa.

Sostanzialmente quando una riduzione delle emissioni viene venduta a un altro Paese o a una società all’estero, la nazione ospitante deve apportare un adeguamento al proprio conteggio delle emissioni per tenere conto del trasferimento dei risparmi da utilizzare altrove. Questo è un Adeguamento Corrispondente (CA). La Nazione che avvia la vendita non dovrebbe essere autorizzata a contare quei crediti verso i propri obiettivi climatici. Se ciò fosse consentito, le riduzioni delle emissioni verrebbero conteggiate due volte, e questo minerebbe gli sforzi per ridurre le emissioni.

Le posizioni delle Parti coprono tutto lo spettro delle possibilità, da “nessun accredito consentito” a “accredito completo consentito”, con la possibilità di compromesso che permetta l’accredito, ma con adeguamento corrispondente. 

  1. Generare finanziamenti ex art. 6.2 per sostenere l’azione di adattamento, e in parallelo garantire la “quota dei proventi” (Share Of Proceeds, SOP) prevista dall’articolo 6.4. 

Si tratta, in sostanza, della necessità di garantire “una fetta” di proventi dei mercati del carbonio ai Paesi in via di sviluppo per l’adattamento. Un sistema simile è già in vigore nell’ambito del meccanismo Clear Development Mechanism previsto dal Protocollo di Kyoto, con il 2% delle “riduzioni certificate delle emissioni” (Certified Emission Reduction – CER).

La principale fonte di dibattito riguarda l’ampiezza della copertura di tale previsione. L’Accordo di Parigi, nella sua forma attuale, richiede che questa tassa sia prelevata da tutte le attività dell’Articolo 6.4, mentre molte delle cosiddette Nazioni in via di sviluppo hanno spinto per estenderlo anche all’Articolo 6.2.

Le posizioni delle Parti vanno da “no SOP” a “SOP obbligatorio”, con probabile compromesso su “SOP fortemente incoraggiato” (quindi non obbligatorio per alcuni firmatari).

  1. La transizione dei crediti per emissioni che molti Paesi hanno accumulato durante il Protocollo di Kyoto e chiedono di poter utilizzare in futuro nel calcolare la riduzione delle emissioni prevista dai propri NDC.

Le posizioni delle Parti vanno qui da “nessuna transizione” a “transizione completa”, con opzioni di compromesso che consentono una transizione condizionata. 

Per tutte le questioni critiche esiste la possibilità di trovare soluzioni scendendo a compromessi, ma quanti spazi ci sono per trovare un accordo ambizioso alla COP26? 

Le opzioni identificate richiedono scelte complesse e condivise, ad esempio sui tempi di interruzione o di rinuncia ai crediti.

Il tema è complesso e gli approcci al mercato da soli non creano ambizione. Essi possono, tuttavia, alimentarla se serviranno a ridurre i costi e a sbloccare finanziamenti necessari. Anche noi di Italian Climate Network, come molte organizzazioni della società civile, siamo allarmati dalla corsa al ribasso attualmente in corso sull’Art. 6.

Pur di chiudere COP26 nei tempi previsti si corre il rischio di approvare un testo debole e privo di tutele per chi già soffre più della crisi climatica. Nella giornata di giovedì, secondo fonti interne, Brasile e Giappone avrebbero presentato una proposta negoziale per creare un sistema di doppio standard per i crediti da immettere nel mercato (testo della proposta purtroppo non disponibile), soluzione fortemente criticata dalla società civile.

di Giulia Persico, Coordinatrice Progetto Scuola e Coordinatrice nazionale COY16

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