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Nov

COP27, I MECCANISMI NON DI MERCATO CONTINUANO A ESSERE UN PUNTO IRRISOLTO

La COP26 di Glasgow si era conclusa con il raggiungimento dell’accordo sui meccanismi di mercato, relativo all’articolo 6 dell’Accordo di Parigi che riconosce la possibilità per i Paesi di utilizzare il mercato del carbonio internazionale per l’attuazione dei cosiddetti Nationally Determined Contributions (impegni determinati a livello nazionale per la riduzione delle emissioni, NDCs). Ciò che non cambia, rispetto al negoziato sul clima dell’anno scorso (ne avevamo parlato qui), è che i meccanismi non di mercato (Non-Market Approaches – NMAs) previsti dall’Art 6.8 dell’Accordo di Parigi continuano a ricevere una minor attenzione rispetto a quelli legati al mercato del carbonio. L’articolo 6.8 dell’Accordo di Parigi, infatti, riconosce l’importanza degli approcci non di mercato nella cooperazione internazionale per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici in diversi settori. La discussione sul ruolo e la rilevanza degli NMAs fa parte dell’agenda internazionale sulle politiche climatiche sin dalla COP16 di Cancun, che si è svolta nel 2010. Nell’ambito degli Accordi di Cancun, le Parti dell’UNFCCC hanno deciso di prendere in considerazione l’istituzione di meccanismi non basati sul mercato per espandere gli sforzi di mitigazione e renderli più efficaci dal punto di vista dei costi (UNFCCC 2010). Dalla 18esima COP di Doha del 2012 i NMA sono stati negoziati nell’ambito del Subsidiary Body for Scientific and Technological Advice (SBSTA) dell’UNFCCC. 

L’art 6.8 ha tre principali obiettivi: 

  • migliorare i collegamenti;
  • creare sinergie tra mitigazione, adattamento, ecc;
  • facilitare e coordinare l’implementazione.

A COP27, le Parti dell’Accordo di Parigi stanno continuando a negoziare per approfondire questi aspetti. Se adeguatamente concepita, infatti, la promozione di una diffusione accelerata della cooperazione internazionale non basata sul mercato per lo sviluppo e il trasferimento di tecnologie, lo sviluppo di capacità e i finanziamenti sia per l’adattamento che per la mitigazione, può fornire un contributo rilevante all’attuazione degli NDCs e all’aumento delle ambizioni.

Cos’é successo finora a COP27? 

Lo scorso 8 Novembre le copresidenti Maria Al-Jishi (Arabia Saudita) e Jacqueline Ruesga (Nuova Zelanda), nel dare il benvenuto ai delegati alla seconda riunione del Comitato di Glasgow sugli approcci non di mercato, hanno invitato le parti a commentare le sezioni della bozza del testo decisionale che riguardavano principalmente il calendario per l’attuazione delle attività del programma di lavoro. Mentre i Paesi più vulnerabili hanno sottolineato la necessità di una visione a lungo termine del calendario di attuazione, gli Stati Uniti d’America e il Giappone si sono espressi a favore di due fasi e l’Unione Europea si è espressa a favore di un mandato annuale per le attività.  Questo divario tra i paesi più sviluppati e quelli meno sviluppati si è ripresentato anche nei giorni seguenti, soprattutto dopo che il 9 novembre si è cercato di decidere circa la rete di coordinamento e i gruppi di lavoro. 

Per il gruppo Africano, sostenuto dal gruppo dei Paesi in via di sviluppo (LMDC) e dal Kuwait, per il gruppo arabo, il Gambia ha affermato che una rete di coordinamento con dei gruppi di lavoro contribuirebbe ad accelerare l’operatività del quadro di riferimento, Il Giappone e il Canada, però, sono contrari. 

Continua, inoltre, l’esitazione da parte dell’Unione Europea circa la revisione delle attività del programma di lavoro nel 2026, punto altrettanto importante nella bozza decisionale. L’UE,infatti, ha affermato che lo sviluppo di termini di riferimento per la revisione del programma di lavoro nel 2026 è prematuro, in quanto “le parti stanno ancora cercando di capire cosa siano gli approcci non di mercato”.

Il termine prematuro tornerà spesso nelle discussioni in seno al Comitato di Glasgow, e in seguito è stato usato anche dagli Stati Uniti, che si oppongono alla specificazione della piattaforma web dell’UNFCCC. La specificazione e la funzione della piattaforma web dell’UNFCCC, però, è uno dei punti chiave dell’articolo 6.8., sia come piattaforma per la registrazione e lo scambio di informazioni, sia come registro delle esigenze e fornitura dei mezzi di attuazione ai Paesi in via di sviluppo. Mentre gli Stati Uniti si oppongono fortemente, la Bolivia ha sostenuto un’opzione nella bozza di testo che va oltre la semplice registrazione degli approcci non di mercato (NMA) esistenti ma include anche un “meccanismo di corrispondenza” per abbinare gli NMA previsti al sostegno disponibile. Anche i Paesi meno sviluppati (PMS) e il Gruppo Africa si sono espressi a favore. Gli Stati Uniti si oppongono a questa proposta e anche altri Paesi sviluppati, come il Giappone, hanno espresso perplessità sulla possibilità di abbinare il sostegno.

Per ora, dunque, l’articolo 6.8 continua a ottenere poca attenzione, ma si sta rivelando uno dei noccioli duri di questi negoziati: è un tema su cui si dibatte e si continuerà a farlo nei prossimi giorni, e rappresenta anch’esso una contrapposizione sempre più profonda tra i paesi del Nord e del Sud del mondo.

Articolo a cura di Klarisa Stafa, volontaria Italian Climate Network

Crediti: Foto UNFCCC

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