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Nov

FINANZA E SETTORE IDRICO: SUCCESSO O SCONFITTA PER L’ADATTAMENTO IN AFRICA E NEL MEDITERRANEO?

A poche ore dalla giornata tematica dedicata all’acqua (ne abbiamo parlato qui), alla COP27 si è continuato a discutere del tema anche nel side event Finance for Climate Resilience in the Mediterranean and Africa: Water-wise Adaptation, con un focus su adattamento e finanza climatica, uno dei temi chiave e di ancora grande dibattito nelle sale di negoziazione a Sharm El-Sheikh. 

Acqua e cambiamento climatico

La crisi idrica mondiale, caratterizzata da scarsità di acqua, mancanza di accesso ad acqua potabile e servizi igienici efficienti, è fortemente esacerbata dagli effetti del cambiamento climatico, con alcune regioni del mondo più a rischio di altre – come il Mediterraneo e l’Africa. 

Come indicato anche dall’IPCCC nel suo ultimo report, si stima che attualmente tra 1,5 e 2,5 miliardi di persone vivano a livello globale in aree esposte a scarsità di acqua. Numeri che purtroppo sono destinati ad aumentare, con stime che toccano i 3 miliardi di persone con un aumento delle temperature medie globali di 2°C e fino a 4 miliardi con un aumento di 4°C entro il 2050. 

È proprio di ieri la notizia che abbiamo raggiunto 8 miliardi di persone al mondo. Tenendo conto delle stime dell’IPCC, significherebbe – nello scenario peggiore – avere metà della popolazione mondiale in una situazione di scarsità idrica. 

Stessi allarmanti dati anche sul fronte di climi sempre più umidi o sempre più aridi a seconda delle diverse regioni del mondo, e l’aumento di fenomeni meteorologici estremi, come siccità ed inondazioni. 

Senza l’implementazione di piani di adattamento e un adeguato sostegno finanziario, i gruppi di persone e i Paesi più vulnerabili continueranno a pagare maggiormente le conseguenze dei cambiamenti climatici (per approfondire clicca qui). 

Finanza climatica e adattamento 

Durante il side event, è stato più volte sottolineato come il sostegno finanziario sia ancora insufficiente nonostante i programmi e i progetti messi in atto da enti come la Global Water Partnership Organization (GWPO), lo United Nations Development Programme (UNDP), l’African Development Bank Group, l’Union for the Mediterranean (UfM) e il Green Climate Fund (GCF).

In Africa in particolare, non solo c’è un problema finanziario, ma anche quello delle infrastrutture idriche. Gli investimenti in strutture idriche sono fondamentali per permettere agli stati di adattarsi rapidamente alle conseguenze del cambiamento climatico e assicurare sicurezza idrica alla popolazione. Solo in questo modo si potranno raggiungere anche importanti benefici economici e sociali. 

A tutto ciò si aggiunge un problema di capacity building. Le competenze e la preparazione necessarie per continuare l’implementazione di piani di adattamento richiedono spesso attività ad hoc e ulteriori finanziamenti, che però non sempre si riesce a ottenere o mettere in atto.

Se la resilienza climatica è una delle principali sfide nel continente africano, anche nel Mediterraneo la situazione non è delle migliori, dato che si tratta di un altro hot-spot climatico rilevante. L’area si sta infatti scaldando il 20% più velocemente rispetto ad altre nel mondo, con il settore idrico che rappresenta quello più gravemente colpito dal cambiamento climatico.

Come sottolineato durante l’evento da Grammenos Mastrojeni, UfM Senior Deputy Secretary General, “la realtà sta andando più velocemente delle COP”. Mastrojeni ha però aggiunto un messaggio ottimista: dalla COP di Glasgow dell’anno scorso, il settore privato sta comprendendo l’importanza della sostenibilità nel mercato per il nostro futuro e le differenze regionali, che prima erano motivo di scontro, stanno ora rappresentando delle risorse preziose nella lotta al cambiamento climatico.

Non ci resta quindi che aspettare l’esito di questa COP per diradare alcune delle grosse nubi che oscurano un futuro climatico ancora incerto su questi temi. 

Articolo a cura di Federica Pastore, volontaria sezione Clima e Advocacy

Immagine di copertina: UNFCCC

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