MECCANISMI DI TRASPARENZA, COSA CAMBIA
- I meccanismi di trasparenza, introdotti con la UNFCCC e rafforzati dall’Accordo di Parigi, consentono il monitoraggio dei progressi dei Paesi e facilitano la cooperazione internazionale.
- I Rapporti Biennali di Trasparenza (BTR), da presentare per la prima volta quest’anno, forniscono un quadro più completo e accessibile dei progressi climatici dei Paesi.
- I rapporti vengono valutati da un team di esperti specializzati, per garantirne la trasparenza.
La lotta ai cambiamenti climatici rappresenta una sfida globale che richiede un impegno straordinario da parte di tutti i Paesi. Per affrontare questa sfida in modo efficace, è fondamentale che le azioni intraprese da ogni nazione siano trasparenti, verificabili e ambiziose. È qui che entrano in gioco i meccanismi di trasparenza, strumenti cruciali per costruire la fiducia reciproca e facilitare la collaborazione internazionale.
I meccanismi di trasparenza sono stati introdotti nel quadro della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) nel 1992. L’obiettivo principale era quello di creare un sistema che permettesse ai paesi di monitorare reciprocamente i propri progressi nella riduzione delle emissioni di gas serra e nell’attuazione delle strategie di adattamento agli impatti climatici.
Da allora l’evoluzione di questo tema negoziale ha avuto diversi sviluppi: dalla COP24 di Katowice (qui il nostro articolo di approfondimento) a COP26 a Glasgow (articoli qui e qui).
L’istituzione di meccanismi di trasparenza si basava su due principi fondamentali:
- Equità: tutti i paesi, indipendentemente dal loro livello di sviluppo, hanno la responsabilità di contribuire alla lotta ai cambiamenti climatici e di condividere le proprie informazioni in modo trasparente.
- Fiducia: la trasparenza è essenziale per costruire la fiducia tra i paesi, facilitando la cooperazione e l’azione collettiva.
I meccanismi di trasparenza si basano su diverse tipologie di rapporti che i Paesi sono tenuti a presentare regolarmente all’UNFCCC. Tra questi, i più importanti sono:
Comunicazioni Nazionali (NC): rapporti completi che descrivono in dettaglio le azioni intraprese da un paese per affrontare i cambiamenti climatici. Le NC sono state introdotte fin dall’adozione della UNFCCC nel 1992. L’Articolo 12 della Convenzione richiede a tutte le Parti di presentare NC periodicamente e, dall’entrata in vigore della Convenzione, sono state presentate con cadenza quadriennale.
Rapporti Biennali di Aggiornamento (BUR Biennial Updated Report): rapporti più concisi, semplificati, che forniscono un aggiornamento sui progressi compiuti da un paese tra le NC, presentati ogni due anni. Il loro scopo è quindi quello di fornire un aggiornamento sui progressi di un paese nell’attuare i suoi impegni climatici. Sono stati istituiti a Varsavia nel 2013 durante la COP19, e successivamente rafforzati dall’Accordo di Parigi.
Rapporti Biennali (BR): simili ai BUR, ma presentati unicamente dai paesi Annex I (i cosiddetti paesi sviluppati).
Questi rapporti non sono, però, da confondere con gli NDCs o altri rapporti orientati verso la pianificazione degli obiettivi climatici dei paesi. Questi sono, infatti, rapporti orientati unicamente a scattare una fotografia dello stato attuale e passato della situazione del Paese in questione.
Qualcosa sta per cambiare, però. Quest’anno, infatti, verrà introdotto un nuovo meccanismo che andrà a sostituire i BUR: i Rapporti Biennali di Trasparenza (BTR), da presentare per la prima volta entro il 31 dicembre 2024 secondo il nuovo Enhanced Transparency Framework, ossia le nuove regole adottate a Parigi nel 2015. Obiettivo è offrire un quadro più completo e accessibile dei progressi e superare la dicotomia del Protocollo di Kyoto (cioè Paesi industrializzati verso Paesi non industrializzati). Questi dovranno essere presentati su base biennale da tutti i Paesi, sviluppati e in via di sviluppo
Rispetto al sistema precedente, i BTR includono informazioni su adattamento, loss and damage, finanziamenti e progressi verso gli obiettivi stabiliti a livello nazionale e internazionale. Inoltre, possono includere obiettivi a breve termine (come l’obiettivo di net zero entro il 2050 di Singapore) oppure inventari dei pozzi di carbonio (come le foreste che coprono l’88% della superficie del Gabon).
Infine, il quadro all’interno del quale si inseriscono questi meccanismi passa da MRV (Misurazioni, Report, e Verifiche dei gas climalteranti) a ETF (Enhanced Transparency Framework), come raccontavamo in questo articolo.
Ai negoziati intermedi di Bonn si è parlato di questi meccanismi. In particolare, si è affrontato il tema degli aiuti economici verso i Paesi che ne necessitano per l’implementazione di questo meccanismo. Fare un inventario così dettagliato è, infatti, uno sforzo economico importante, poiché, ad esempio, in alcuni Paesi in via di sviluppo o in transizione, le istituzioni preposte alla raccolta e all’analisi dei dati sui gas serra e sulle azioni di mitigazione del cambiamento climatico potrebbero non avere le risorse umane, finanziarie o tecnologiche adeguate a redigere BTR completi e accurati, oppure potrebbero avere problemi relativi alla stesura degli inventari delle emissioni. Per questo motivo sono state preposte delle istituzioni che stanno elargendo fondi in questa direzione: il Global Environment Facility (anche per la redazione degli NDCs), la FAO (Food and Agriculture Organization), United Nations Development Programme e United Nations Environment Programme.
Un altro punto di cui si è parlato a questi negoziati è il meccanismo di revisione di questi report per garantirne l’affidabilità, ma soprattutto la “consistency”, cioè la coerenza, la solidità. La revisione di un BTR ha una durata media dagli otto ai dieci mesi, suddivisa in diverse fasi. L’analisi del rapporto viene fatta da un team di esperti indipendenti provenienti da diverse regioni del mondo e con competenze specifiche in materia di cambiamenti climatici selezionati dall’UNFCCC sulla base di criteri rigorosi di competenza, esperienza e imparzialità..
Quest’anno ne sono stati selezionati ben 1.090.
Un aspetto cruciale del processo di revisione è la visita in loco nel Paese che ha presentato il BTR. Questa fase, della durata di una settimana, si ripete più volte nel corso della revisione e consente agli esperti di raccogliere informazioni supplementari e di interagire con le autorità nazionali e gli stakeholder locali. La revisione in loco è fondamentale per verificare l’accuratezza delle informazioni contenute nel BTR e per comprendere il contesto nazionale in cui sono state implementate le politiche climatiche.
La revisione dei BTR si basa su una metodologia rigorosa che prevede l’utilizzo di diverse tecniche di valutazione:
- confronto con le linee guida stabilite dall’UNFCCC;
- valutazione della coerenza delle informazioni con altre fonti di dati;
- interviste con autorità nazionali e stakeholder locali.
La revisione si conclude con la redazione di un rapporto di revisione TER (Technical Expert Review) che si basa sulla Decisione 18/CMA1 che descrive i risultati della valutazione e fornisce raccomandazioni al Paese per migliorare la qualità dei suoi futuri BTR. A questo scopo è stata creata una piattaforma ad hoc per il dialogo tra le parti chiamata FMCP (Facilitative Multilateral Consideration of Progress).
Quest’anno è stato celebrato lo stato di Andorra, in quanto il primo stato in assoluto ad aver consegnato il suo BTR, addirittura 14 mesi prima della scadenza. Per questo motivo ieri, 6 giugno 2024, l’UNFCCC ha presentato il suo TER. Anche se Andorra è un Paese di piccole dimensioni e ciò può far credere che sia più facile compilare questi rapporti, d’altra parte la sua difficoltà è la mancanza di esperti nazionali.Il caso del piccolo stato dei Pirenei sottolinea quindi ancora l’importanza di avere dell’expertise nazionale, risorsa sempre più importante in questo mondo in continua evoluzione.
In conclusione, i meccanismi di trasparenza hanno svolto un ruolo fondamentale nel rafforzare la governance globale sui cambiamenti climatici. Consentendo un monitoraggio indipendente dei progressi e facilitando il confronto tra i diversi Paesi, questi strumenti dovrebbero contribuire ad aumentare l’ambizione, perché la consapevolezza delle azioni intraprese da altri Paesi può spingerne molti ad aumentare i propri obiettivi di riduzione delle emissioni e identificare le aree di miglioramento, ma soprattutto a rafforzare la fiducia tra gli stessi, facilitando la cooperazione internazionale e la mobilitazione di risorse finanziarie.
I meccanismi di trasparenza rappresentano, quindi, un pilastro fondamentale del regime internazionale sui cambiamenti climatici.
Articolo di Anna Pelicci, Volontaria Italian Climate Network
Immagine di copertina: di Anna Pelicci